Cenni Storici
Il paese che ha dato i natali a S.S. Giovanni Paolo I è Canale d’Agordo, piccolo comune alpino di circa 1300 abitanti.
Sorge alla confluenza del torrente Liéra (che attraversa l’incontaminata Valle di Garés) col torrente Bióis (da cui prende il nome l’omonima valle a cui Canale appartiene).
Il paese, che fino al 1964 si chiamava Forno di Canale, sorge nel cuore delle Dolomiti, tra le più belle montagne d’Europa.
Gli fanno da cornice le maestose vette del Civetta, del Focobón con i Lastéi, l’imponente Altopiano delle Comèlle, le Cime d’Àuta e la Marmolada.
Esso si trova al centro geografico della Val del Bióis, delimitata a ovest dal centro turistico di Falcade e ad est da Cencenìghe; mentre i passi del Valles e del San Pellegrino favoriscono una comoda comunicazione col vicino Trentino.
Il capoluogo di Comunità Montana è Agordo (15 km), mentre quello di provincia Belluno (45 km).
Il centro storico è circondato dalle frazioni di Carfón, Fedèr, Garés, Fregóna e dalle localita` di Pisolìva, Tegósa, Colmeàn, La Mòra, Le Casate, Val, La Sòtta e Palafachìna.
Nonostante alcuni mutamenti apportati al suo patrimonio edilizio per adattarlo alle esigenze dei nostri tempi, Canale ha conservato oltre un centinaio di tabià (fienili) e rustici che mantengono del paese quell’immagine tipica alpestre che molti altri paesi di montagna hanno purtroppo perduto.
Molte sono inoltre le possibilità di usufruire, nel periodo invernale, delle piste di fondo della stupenda Valle di Garés e della pista naturale di slittino di Colmeàn, sede ogni anno di gare di carattere internazionale.
Entrati in paese, dopo aver attraversato il ponte sul Bióis ed aver lasciato la statale 346 del Passo San Pellegrino, ci accoglie la bella e armoniosa piazza cinquecentesca su cui domina la chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista.
Questa piazza (detta un tempo Prato di San Zuanne o Piazza della Pieve, mentre dal 1979 è intitolata a Giovanni Paolo I) fu per secoli il punto d’incontro della popolazione della Val del Bióis, di cui vide tutte le vicissitudini e di cui visse intensamente gli eventi gioiosi e tragici:
dalla fondazione della Pieve rurale (1458)
all’invasione si Sigismondo, Duca del Tirolo (1487),
dall’invasione dell’austriaco Felzer (1508)
all’annessione all’Impero Absburgico (1797),
dalla fondazione della prima Latteria Sociale d’Italia (1872)
alla dolorosa rappresaglia tedesca (20 Agosto 1944),
dall’elezione a Papa del Card. Albino Luciani (26 agosto 1978)
alla visita di Papa Giovanni Paolo II (26 agosto 1979).
Canale, infatti, fu il centro economico, storico e religioso della Val del Bióis fino agli anni ’50, quando Falcade e Caviola si svilupparono come forti centri turistici.
La vita del paese è sempre stata contrassegnata dai ritmi del lavoro nei campi e dalla fienagione, per secoli l’unico sostentamento delle numerose famiglie che, soprattutto in tempo di carestia, pativano spesso la fame. Ma in esse era saldamente radicato un forte spirito di sacrificio e una fede profonda.
Le prime testimonianze dell’esistenza del paese si trovano in un documento redatto a Carfon di Canale (allora detto Conforio) il 12 maggio 1148 che certifica la donazione di alcuni terreni fatta dal pievano di Agordo alla sua consanguinea Sibilina; in esso è nominato il villaggio di Peteguno (cioè Pettigogno: la parte centrale del paese di Canale). Successivamente il paese è nominato nella bolla di Papa Lucio III del 1185, dove è citato insieme all’antichissima chiesa di San Simon di Vallada, allora detta San Simon di Canale (“Cappellam Sancti Simonis Canalis, de supra”).
Verso il ‘300 iniziò l’attività dell’industria mineraria nelle cave di ferro, piombo e mercurio del Sass Négher e di Sàis (due montagne della Val di Garés): nacquero così le fucine per fondere i metalli in località “I Forn” e “Medavàl”. Da esse uscivano ottime spade per la Serenissima. La vita politica era organizzata dalle Regole (una primitiva forma degli odierni comuni) in modo democratico, con poteri e dignità uguali per tutti i capofamiglia. Nell’odierno comune di Canale ve n’erano ben tre. I rappresentanti delle Regole eleggevano in sinu due deputati che partecipavano al Sindacato Generale dell’Agordino.
Per quanto concerne la vita religiosa, grande importanza assunsero le Confraternite e, prima fra tutte, quella della Beata Vergine dei Battuti di cui, accanto alla chiesa, sorge la vecchia sede. Anticamente essa era sorta vicino alla chiesa di San Simon (il vetusto edificio è rimasto ancora ben conservato accanto alla chiesa) e forse nel XV secolo si era trasferita a Canale. Essa aveva il compito di dare ai viandanti cibo e alloggio spirituale, ma per non più di tre giorni. Le Confraternite si occupavano inoltre anche della direzione economica della chiesa. Spesso erano legate al titolo di un altare della Pieve: così quella del Santissimo, del Santo Rosario, di Sant’Antonio da Padova, del Suffragio.
A Canale anche la cultura occupò un posto rilevante. Infatti i pievani spesso provenivano da famiglie bellunesi di rilievo; così col passare dei secoli si formò, in canonica, una preziosa biblioteca i cui oltre 4000 libri vanno dalla seconda metà del ‘400 all’inizio del secolo XX. Fu su questa biblioteca che si sviluppò la cultura classica del chierico Albino Luciani, il quale la catalogò durante l’estate del per richiesta dell’arciprete don Filippo Carli; quest’ultimo eserciterà una grande influenza sul giovane Albino e gli trasmetterà la sua indole pastorale e la sua profonda umiltà, offrendogli un modello di sacerdote attento e concreto.
I secoli XVIII, XIX e XX sono stati, per il Pievanato di Canale, davvero ricchi di personaggi eminenti.
Il pittore Pietro Antonio Andrich, paesaggista e ritrattista (nato a Forno di Canale nel 1839 e morto nel 1904)
Il verseggiatore in vernacolo Luigi Làzzaris (nato a Celàt di Vallada nel 1816 e morto nel 1906.
Autore di diversi scritti, tra cui 2000 versi dialettali sui costumi e le tradizioni della Val del Bióis della metà del secolo XIX), lo scultore valladese di Celat Pietro Amedeo Lazzaris (1957-1917) autore della bella effigie bronzea di Valerio Da Pos che si può ammirare sulla facciata della chiesa di San Simon di Vallada.
Il secolo XX vide una grande fioritura di figure rilevanti. Nel 1912 nasceva a Forno di Canale Albino Luciani, che fu battezzato al fonte della pieve il 19 ottobre.
Divenne sacerdote il 7 luglio 1935 nella chiesa di San Pietro di Belluno, celebrò la Prima Messa il giorno successivo nella chiesa di San Giovanni Battista di Canale. Dopo vari incarichi, tra cui quello di cappellano della propria parrocchia (1935) e di quella di Agordo (1935-’37), insegnante e Provicario Generale, divenne Vicario Generale della diocesi di Belluno (1954-’58), poi vescovo di Vittorio Veneto (1958-’69), Patriarca di Venezia (1969-’78), Cardinale (1973) e infine Papa (26 agosto-28 settembre 1978) col nome di Giovanni Paolo I. Visse con molta semplicità la sua adolescenza e la sua giovinezza, aiutando la famiglia nel pascolo delle mucche e nella fienagione, come tutti i ragazzi della sua età.
La sua vocazione di catechista non si spense neppure da Papa quando, nelle Udienze generali, chiamava a sé i fanciulli per dialogare.
La parrocchia di Canale, caso forse unico al mondo, fu destinata ad offrire alla Chiesa ben tre Padri Conciliari:
1) il Vescovo Mons. Albino Luciani;
2) il Padre Generale dei Somaschi p. Saba De Rocco (nato a Canale nel 1910 e morto a Treviso nel 1984);
3) il Prelato di Porto Vehlo (Brasile) Mons. Giovanni Battista Costa (oriundo di Vallada-San Tomaso e nato a S. Catarina in Brasile nel 1902. Aveva celebrato la Prima Messa a Canale nel 1933. Morì nel 1996).
Inoltre in essa crebbe uno dei più grandi – e in parte non ancora superati – giuristi di Diritto Canonico: Padre Felice Cappello, detto “il Confessore di Roma”, che nacque a Caviola nel 1879 e morì a Roma nel 1962, all’alba del Concilio. Di lui è in corso, dal 1988, la causa di beatificazione.
Tra gli artisti, degni di nota sono:
· Amedeo Da Pos (nato a Carfon di Canale nel 1870 e morto ivi nel 1966. Lavorò in molte chiese del bellunese e anche in Trentino).
· Giuliano De Rocco (nato a Canale nel 1934), noto pittore di cultura locale che ha allestito anche diverse mostre all’estero. I suoi murales arricchiscono i solèr (terrazzi) e i barcógn (finestre) di molte case del centro di Canale.
Infine ricordiamo, tra i letterati, la scrittrice cattolica Carmela Ronchi.
Durante questo secolo furono vive e attive pure l’Associazione dei Pompieri Volontari (capeggiata da Eugenio De Rocco), che svolge tuttora il suo prezioso operato, la Fanfara e la Schola Cantorum del maestro Giovanni Tancon (detto Cròch). Dal 1970 è sorto inoltre a Caviola, per merito del parroco don Cesare Vazza, il Coro Val Biois, che ha prodotto alcune incisioni musicali. Il coro ha ora la sua sede a Canale.
Da diversi anni poi svolgono il loro prezioso contributo l’Associazione del Soccorso Alpino e il Gruppo Alpini Canale-Caviola.
Dalla metà del secolo scorso fino al 1930 funzionò a Canale anche una birreria – la prima in Italia – fondata nel 1847 dall’avvocato e letterato Giovanni Battista Zannini.(1790-1866) Nel 1908 parte della famiglia Zannini si trasferì a Pedavena, dando origine alla nota birreria.
Sempre nel XIX secolo cominciò a fiorire il turismo con la nascita del primo albergo della Val del Biois “Al Gallo”, condotto dalla famiglia Dartora. Esso servirà ai primi escursionisti che scendevano dalle Pale di San Martino attraverso l’Altopiano delle Comèlle. Ad esso si ristorarono il Tuckett, John Ball, il geografo Marinelli e Alfred von Radio-Radiis. L’albergo possedeva- sembra- un quadro del Correggio.
Di notevole interesse è il piccolo centro storico del paese che racchiude molte case e tabià (fienili) antichi. La più importante costruzione è la Casa delle Regole, edificio del 1640: essa era una sorta di “municipio” dell’epoca, in cui deliberavano i capi-famiglia.
Ma la più antica abitazione del comune di Canale risale al 1491, ed è la casa di una famiglia veneziana, i Vendramìn. Essa è ubicata in località Val.
Su queste vecchie costruzioni si trovano ancora gli antichi affreschi di Santi o della Madonna (spesso sono i santi patroni: San Simone, San Giovanni Battista, San Sebastiano, San Rocco) che risalgono ai XVII-XVIII e XIX. Per quanto riguarda la musica è opportuno ricordare gli antichi canti liturgici popolari, tra i quali alcuni si perdono nella notte dei tempi. Molto antichi sono il Canto dei Vesperi, gli Inni, le melodie per le parti fisse della Messa, le Litanie; mentre di un certo Gabriele Fiocco, detto Bièl, è una delle Lezioni del Mattutino di Natale (sec. XVIII-inizio XIX).
Circa l’arte culinaria, tra i piatti tipici ricordiamo in particolare quelli della festa:
i carfógn (crostoli con ripieno di papavero e talvolta anche cioccolato) e
le lasagne da pavàre e le paste da fornèl (pastasciutta al papavero).
Infine giusta menzione va accordata al mezzo con cui viene espressa una cultura popolare e montana: il dialetto. Il dialetto di Canale, come di tutta la Val del Bióis, pur influenzato da elementi veneti (infatti la provincia di Belluno fece parte della Serenissima dal XV secolo al 1797) mantiene gran parte del lessico e della struttura del ladino dolomitico. E ciò ha suscitato l’interesse dei glottologi come Giovanni Battista Pellegrini, autore di numerosi saggi sui dialetti agordini, o di studiosi come G.B.Rossi, autore del neo-edito vocabolario sui dialetti ladini e ladino-veneti dell’Agordino.